Presentazione WB Progress Report on the Implementation of the Africa Climate Business Plan

Presentazione WB Progress Report on the Implementation of the Africa Climate Business Plan

di Isabel Riboldi

Il 10 febbraio 2017 la Fondazione ENI Enrico Mattei ha organizzato un incontro di presentazione del rapporto della Banca Mondiale Progress Report on the Implementation of the Africa Climate Business Plan, disponibile sul sito della BM.

Raffaello Cervigni, Lead Environmental Economist della Banca Mondiale e team leader del gruppo di ricerca che ha realizzato il rapporto, ne ha illustrato i contenuti, soffermandosi sui seguenti punti:
• Perché un Africa Climate Business Plan?
Dall’analisi di dati e ricerche svolte da varie università e istituti emergono numerose vulnerabilità del continente africano ai cambiamenti climatici. Sebbene l’Unione Africana si sia posta obiettivi molto ambiziosi, soprattutto in termini di infrastrutture energetiche, i fondi destinati alle politiche di adattamento risultano inadeguati in vista del fabbisogno crescente determinato dall’acuirsi degli effetti dei cambiamenti climatici. Per questa ragione, la Banca Mondiale ha sviluppato un Business Plan con l’obiettivo di:
o Colmare il gap di flussi finanziari;
o Creare una piattaforma di concertazione politica per la mobilitazione di risorse (ad esempio il fondo IDA – International Development Association della BM), la creazione di consenso politico-istituzionale e l’impulso al lavoro sostanziale;
o Effettuare un assessment di tipo bottom-up, in combinazione con le NDC – Nationally Determined Contributions della BM;
o Sviluppare un piano dinamico;
o Integrare un piano per l’Africa nel più ampio Climate Change Action Plan della BM, allo scopo di aumentare il contributo del continente africano fino al 28% del totale.
• Struttura del piano
Il piano si divide in tre gruppi di azioni, fondate sul concetto di resilience:
1. Strengthening resilience, lavorando su capitale naturale, fisico e sociale;
2. Powering resilience, attraverso un più ampio utilizzo delle energie rinnovabili;
3. Enabling resilience, sia in senso orizzontale, sia in senso trasversale.
I tre gruppi di azioni verranno implementati secondo una Fast Track, che si svilupperà da qui al 2020 e avrà un budget stimato attorno ai 19 miliardi USD, e una Longer Track, che si estenderà fino al 2026 con un budget di circa 24,5 miliardi USD. L’investimento totale, di circa 32 miliardi USD, proverrà per il 44% da fondi IDA, il 12% dal Green Climate Fund, il 18% da privati e il 12% da iniziative di partenariato con il settore della cooperazione allo sviluppo, col coinvolgimento di altri paesi e fonti domestiche.
Nello stendere il piano, si è cercato di stabilire obiettivi concreti (“selected”), ad esempio “10 milioni di agricoltori adottano pratiche climate-smart” oppure “produrre un Giga Watt con il solare fotovoltaico entro il 2020”. I progressi verranno monitorati attraverso indicatori relativi alla mobilizzazione delle risorse (tra il 16 e il 22%) e la promozione della resilienza (circa 75%).
Contenuto del piano
1. Strengthening resilience
Capitale naturale:
a. Climate-smart Agricolture, basata su:
i. Strategia triple-win (ridurre l’aridità, incrementare la produttività, aumentare la resilienza);
ii. Piattaforma per il dialogo regionale;
b. African Resilient Landscape, costituito da una serie di iniziative riguardanti gli ecosistemi degradati;
c. Foreste, viste come fonte di sussistenza;
d. Integrated Water Resources Management (IWRM), con progetti localizzati principalmente nel bacino del Niger e del lago Chad;
e. Climate-smart Ocean Economies, che includono attività relative a:
i. Pesca;
ii. Turismo;
iii. Porti;
iv. Fonti energetiche;
f. Erosione costiera, con particolare attenzione al problema della crescita demografica nelle zone costiere;
g. Trasporto e Climate-smart Cities.
Capitale umano e sociale:
a. Interventi strutturali;
b. Migrazioni e cambiamenti climatici.
2. Powering resilience
a. Energia solare;
b. Energia idroelettrica, con un progetto che interessa il Camerun;
c. Energia geotermica, attraverso un progetto nella Rift Valley, tra Etiopia e Kenya.
3. Enabling resilience
L’approccio trasversale include, inter alia, il ricorso a servizi idro-meteorologici, indispensabili per affrontare eventi climatici estremi, come le alluvioni.
• Cosa è stato fatto finora
Nonostante il piano sia stato presentato a fine 2015, nel 2016 si sono già mobilitate risorse per circa 3,6 miliardi USD. La previsione è di arrivare rapidamente a 13 miliardi USD.
• Opportunità & sfide
Opportunità:
1. Il piano costituisce una piattaforma comune su cui lavorare insieme a tutti i partner;
2. È possibile sviluppare sinergie tra le diverse NDC;
3. Il piano rappresenta un’occasione per rafforzare la cooperazione coi partner, sia tramite il Green Climate Fund, sia bilateralmente, ad esempio facendo leva sul “Sistema Italia”;
4. Il fondo IDA è stato rifinanziato, passando da un budget di 52 miliardi USD alla cifra record di 75 miliardi USD, destinabili soprattutto a progetti legati a gestione dei conflitti, migrazioni e fragilità.
Sfide:
1. A livello politico e di governance, specialmente nei progetti sub-regionali;
2. Nel tracking/monitoring dei progetti;
3. Di tipo tecnico, a causa delle deboli conoscenze nel campo dell’adattamento ai cambiamenti climatici;
4. Dal punto di vista geo-politico

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